Dear Teddy
di Marco Dubini

Foto di Eugenio Zucchermaglio
Buonasera cari lettori e bentornati a Dear Teddy. L’ennesima rubrica di cui non si sentiva la mancanza in cui un totale incompetente, uno che, se almeno sapesse disegnare i cerchi col bicchiere, si troverebbe un lavoro vero, sentenzia sulla vita altrui. Io sono Claudio Tardelli ed oggi risponderemo alle mail che ci inviano i nostri affezionati lettori. Purtroppo, per motivi di spazio non è possibile includere in queste poche pagine tutti i vostri messaggi, ma vi assicuro di star facendo quanto in mio potere per ospitare il maggior numero di voi.
Questa settimana ci ha scritto A. riguardo ad un problema che quasi tutti sperimentano da matricole. Avevamo già ricevuto delle mail del genere ma avevamo evitato di trattare l’argomento in precedenza perché poco interessante. Tuttavia, osservando che molti condividono gli stessi dubbi di A. la redazione ha deciso che fosse giusto parlarne, pur rischiando di risultare morbosi ad alcuni. Ma adesso bando alle ciance e vediamo cosa scrive il nostro assiduo lettore:
A chiunque legga questa mail,
Stamattina come sempre stavo attraversando il sottopasso di Villapizzone per raggiungere l’università. Il problema è che, nonostante prima di scendere nella galleria vi fosse il solito via vai di studenti e pendolari, appena sono tornato all’esterno ovunque mi voltassi non c’era più nessuno. Ogni cosa si era fatta improvvisamente silenziosa, pure i regionali sembravano essere spariti.
Lì per lì l’ho trovato solo curioso ed ho apprezzato un po’ di quiete, ma più mi avvicinavo al campus e più la totale assenza di persone mi insospettiva. Ho pensato che fosse giorno di lauree o ci fosse qualche sospensione delle lezioni, ma il calendario accademico non vi accenna nemmeno e sono sicuro della data di oggi perché quella segnalata dal mio cellulare ed il mio pc corrisponde a quella su Leggo.
Sono entrato in aula e pure quella era vuota. Dopo un’ora che né il professore né qualunque altro studente si presentava mi sono alzato e diretto verso l’aula dove si sarebbe tenuta la lezione successiva. Vuoto. A quel punto ho deciso spazientito di tornarmene a casa.
In stazione non c’era nessuno e dopo un’ora in vana attesa di un treno qualsiasi mi sono rassegnato a tornare a piedi. Per tutto il tragitto ero l’unica persona in strada. Milano era muta e neanche il gracchiare dei corvi mi accompagnava. Pure loro tacevano.
Appena sono arrivato a casa ho citofonato senza ricevere alcuna risposta, ho iniziato a sudare perché il lunedì a quell’ora mia madre è sempre a casa a cucinare il pranzo per mia sorella. Ho aperto il portone col mio mazzo di chiavi. Il portinaio non c’era ma ero troppo preoccupato per farci caso in quell’istante. Mi sono fiondato su per le scale fino alla porta di casa. Dopo essere entrato ho sbarrato la porta alle mie spalle ed ho gridato il nome di mia madre. Nessuna risposta, c’ero solo io.
In quel momento mi sono ricordato di avere un telefono ed ho iniziato a chiamare i miei familiari, poi i miei amici e poi tutti i contatti della rubrica. Niente, il telefono suona a vuoto.
Sono corso in camera mia e mi sono chiuso dentro. Ho spostato l’armadio davanti alla porta. Adesso sto scrivendo da qui, sono rinchiuso da ore. Sono terrorizzato. Ti prego, se stai leggendo questa mail aiutami. Sto vivendo un incubo e non riesco a svegliarmi. Cosa posso fare? Come faccio a scappare da questo inferno?

Foto di Eugenio Zucchermaglio
Il vostro Teddy non poteva che rispondere come segue.
Caro A,
Innanzitutto, grazie per la tua mail. È sempre bello avere notizie da un fedele della rubrica. Si direbbe proprio che tu abbia avuto il tuo primo contatto con l’Anomalia. Tranquillo, ci passano tutti ed è sempre un po’ traumatico. Chi non si ricorda la propria prima volta? A me, personalmente, sembra successo tutto ieri.
La buona notizia è che non puoi farci assolutamente nulla e così dev’essere, è normale. D’altronde tu, come tutti gli altri in fondo, non sei altro che una pedina succube di un destino crudele, un burattino che danza per divertire un demiurgo sadico. Siamo condannati dal momento stesso in cui nasciamo e nessun mortale potrà mai modificare il corso della tragedia cui siamo chiamati a prendere parte.
La cattiva notizia, invece, è che l’Anomalia ha deciso di manifestarsi a te nella sua vestigia filogenetica con classificazione AV-0173. Purtroppo, quello che un tempo era il tuo corpo è ormai entrato in simbiosi con l’Anomalia, la tua coscienza è ora un’appendice del suo sistema nervoso.
La Creatura, AV-0173a, ti troverà e ti porterà oltre i limiti dove il dolore e il piacere si confondono in un amplesso di supplizio. Non sentirai altro che il sangue bollirti nelle vene mentre fluisce fino al cranio e distrugge nervi e sinapsi, ponendo così fine ad ogni sofferenza, lasciandoti in uno stato di ebete voluttà mentre Lei si nutre della tua carne viva.
Ma non abbatterti; l’ultimo ragazzo vittima della tua stessa tremenda miseria è morto dopo soli tre giorni. Non soffrirai a lungo. Cadrai in coma dopo una prima crisi vagale e non patirai quasi nessuna delle torture da cui le tue spoglie saranno straziate.
Detto ciò, ti auguro di trascorrere una fantastica settimana e ricordati che, per qualsiasi problema, Teddy c’è!
Beh, caro A, speriamo davvero che tu possa risolvere i tuoi problemi con l’Anomalia e di esserti stati d’aiuto. Tutti in redazione aspettiamo tue notizie ed aggiornamenti. A tutti gli altri lettori, invece, ricordiamo che se anche voi volete chiedere un parere o un consiglio al vostro Teddy potete farlo in qualsiasi momento scrivendo alla nostra mail dearteddy@gmail.com. Vi risponderemo nel più breve tempo possibile e, se riusciremo a pubblicare le vostre mail, vi garantiremo il totale anonimato.
Noi, come sempre, torniamo la settimana prossima, ma nel frattempo ricordate che, per qualsiasi problema, Teddy c’è!

Foto di Eugenio Zucchermaglio